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Lo “spirito” Raid di Roberto Mattioli

Sabato e domenica a Bergamo si disputa l’Urban Raid. Ma che
cos’è un raid? Questa è la domanda che molti lettori di Outdoorpassion si
possono fare di fronte a quest’evento. Per spiegare meglio questa multidisciplina sportiva abbiamo intervistato Roberto Mattioli, atleta e Team
Manager del Pedini-Iret, la squadra italiana che partecipa agli eventi
internazionali di questa specialità.

Outdoorpassion: Puoi descrivere che cos’è una gara di raid?

Roberto Mattioli: Il raid è uno sport multidisciplinare
fatto di diverse specialità, come corsa in natura, mountain bike, cayak, in orientamento.
La squadra è composta da 2, 3 o 4 atleti, a seconda della manifestazione.
Possono esserci anche altri sport, come equitazione, arrampicata, canyoning. Anche i tempi possono essere diversi, dalle poche ore a
diversi giorni.

OP: Sei sia atleta che team manager, come riesci a
conciliare i 2 ruoli?

RM: Prima di tutto sono uno sportivo e lo sport per me è uno
stile di vita. La passione per i raid è nata perché amo la polivalenza e
muovermi in natura. Questo come sportivo e atleta. Per fare una stagione di
raid c’è una logistica complessa da gestire, si devono trovare i materiali, che
sono molti, bici, canoe, caschi, imbragature, ecc. e bisogna trovare anche i
soldi per viaggiare e per supportare tutto ciò. Visto che la mia attività
professionale ha a che fare con la gestione amministrativa, ho unito la professionalità
alla passione.

OP: Ti alleni per essere completo in ogni specialità o ne privilegi
qualcuna a discapito di altre?

RM: L’allenamento base per tutti gli sport è la corsa a
piedi, quindi è così anche per il raid. Bisogna allenarsi a correre in natura,
quindi sterrato, collina o montagne. Possono esserci gare con 300 km e 8000 metri di dislivello, quindi è
la preparazione base. Poi c’è la mountain bike, in cui bisogna allenare bene la
tecnica di discesa, ed il kayak. In una gara di kayak abbiamo fatto 13 ore di
discesa, quindi è facile immaginare quanto sia importante la dimestichezza col
fiume, la canoa e la pagaia. Per l’equitazione basta imparare qualcosa sui
cavalli, mentre per la scalata è importante imparare bene le manovre di corda
soprattutto in discesa, visto che in salita non ci sono mai passaggi
impossibili.

OP: Come si fa a creare l’affiatamento per una squadra di
raid?

RM: Per costituire una buona squadra ci deve essere un livello
omogeneo tra i partecipanti, altrimenti si fa la somma dei difetti e non dei
pregi. E poi ci dev’essere un bell’affiatamento, uno spirito di squadra. La
fiducia nel compagno è fondamentale, così come la suddivisione dei compiti.
Magari i più forti tirano con la corda il più debole in bici in salita, il più
esperto nell’orientamento cerca il percorso e gli altri seguono, così si perde
meno tempo e mille altri accorgimenti che devono portare al traguardo il gruppo
compatto.

OP: Da quanti anni fai i raid e qual è stato il  più emozionante che hai disputato?

RM: Partecipo ai raid da 7 anni e ne faccio 6-7 all’anno.
Sicuramente quello che ricordo come il raid della svolta, sportivamente
parlando, è stato quello del 2005, in
Bolivia, La Boliviana, disputato sull’altipiano andino. Finimmo secondi e
quel risultato ci consentì di iniziare a viaggiare ad invito degli
organizzatori, cosa che ha semplificato la logistica ed aumentato la
possibilità di ottenere buoni risultati.

OP: Urban Raid, come nel caso di Bergamo, sta per raid in
città. Controsenso o nuova formula per far conoscere quest’attività.

RM: Può essere visto come un controsenso, ma non è così. Un
raid in città serve per far conoscere questo sport multidisciplinare, sarà
aperto a tutti e visto che i chilometraggi ed i tempi saranno sprint offrirà
l’occasione per mettersi alla prova anche senza un allenamento specifico. Ci
sarà anche un mini raid per i bambini, quasi un gioco per loro, per farli
avvicinare alla nostra disciplina. Certo che per noi sarà la formula meno
adatta alle nostre caratteristiche. Comunque per tutti sarà l’occasione per
fare un po’ di promozione e far si che dopo il primo passo nel mondo dei raid
in città, si provi poi a farne uno nella natura, per vivere le incredibili
emozioni che può offrire.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.